I MACCHERONI DI GOETHE
Ogni venerdì sera
(con prenotazione entro le ore 13,00 del giorno precedente)
“Girgenti, martedì 24 Aprile 1786
Poiché non esiste albergo, una buona famiglia ci ha fatto posto e assegnato un’alcova un po’ sollevata in un grande stanzone. Una tenda verde separa noi e i nostri bagagli dai membri di quella famiglia; nello stanzone fabbricano maccheroni della qualità più bianca e minuta e prelibata; e si pagano anche più cari quelli che formati come lunghi tubetti vengon poi attorti dalle agili dita delle ragazze in forma di chiocciola. Ci siamo seduti accanto a quelle graziose figliole e ci siam fatti spiegare ogni cosa; così venimmo a sapere che quei maccheroni son fabbricati con il grano migliore e più duro, detto grano forte. Ma occorre assai più lavoro manuale che con le macchine. Ci prepararono poi uno squisito piatto di pasta, e pure si rammaricavano di non poterci offrire nemmeno un piatto della qualità sopraffina, che fuori di Girgenti, o addirittura fuori dalla loro famiglia non si può trovare. Direi che quei maccheroni in fatto di bianchezza e tenerezza non hanno l’eguale.”
Così Johann Wolfgang von Goethe, durante il suo soggiorno a Girgenti, 231 anni fa, annotava sul suo diario di viaggio, raccontando di una specialità che nel tempo ha rappresentato una delle icone delle nostre tavole.
Rievocare Goethe ed i suoi sopraffini, bianchi e teneri maccheroni, è per me un’emozione senza pari… dove la gestualità per la preparazione dei cibi e la passione nell’organizzazione delle cene-evento, diventano il biglietto da visita più vero, ed originale, del mio senso della cucina e dell’ospitalità.